25 novembre 2010

L'oracolo di Omaha

Warren Buffett, che potete vedere in questa foto vestito da rock-star durante un suo delirio senile che gli ha fatto credere che girare uno spot pubblicitario in quelle vesti fosse una buona idea, è un arzillo 79 enne che ha accumulato un patrimonio personale di 47 Miliardi $ (secondo la classifica di Forbes del 2010). In altre, quello che vedete in foto è il terzo uomo più ricco del pianeta. Per dare un’idea preciso che Berlusconi figura in classifica al 74° con “miseri” 9 Miliardi $.

Questo anziano multi-miliardario è molto stimato non solo dalla comunità finanziaria internazionale, ma anche dai piccoli investitori americani che ne hanno apprezzato negli anni la saggezza e l’infallibile fiuto nell’investire, al punto da soprannominarlo l’Oracolo di Omaha. Per cui le sue parole, che spesso hanno un senso profetico, sono molto ascoltate sui mercati e i suoi aforismi sono diventati piccoli pilastri di un capitalismo sano e solido che prende le distanze  dalle spericolate alchimie della finanza moderna. Prima della crisi del 2008 Buffett disse che "i derivati sono armi finanziarie di distruzione di massa", e si guardò bene dal metterne nel proprio portafoglio. 
Da qualche anno le sue esternazioni politiche hanno sorpreso e spiazzato il grande capitale, ad esempio quando sostenne la candidatura alla Casa Bianca di Barack Obama. Questa settimana il fanta-mega-multi miliardario ha affrontato l’argomento tasse (e non per la prima volta) dichiarando in un’intervista alla ABC che “i ricchi dovrebbero pagare più tasse e le detassazioni dell’era Bush dovrebbero essere eliminate entro l’anno”. I sostenitori dei tax cut alle classi più agiate sostengono che questi sono utili all'intera società in quanto aumentano la propensione alla spesa, favorendo la domanda interna e, in poche parole, facendo girare l’economia. Ma Buffett replica che “i ricchi lo dicono sempre…ma questo principio non ha funzionato negli ultimi 10 anni”.  
Il Paperone del Nebraska dice che le tasse vanno tagliate alla classe media e ai meno  abbienti, mentre bisogna puntare sui grandi capitali perché “noi ricchi stiamo meglio adesso di quanto non lo siamo mai stati”. 
Ma che strani questi americani: hanno un tale senso della collettività (e della storia) che chiedono allo stato di mettere le mani nelle loro tasche per il bene comune (presente e futuro).   

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