17 novembre 2010

Bersani vs Fini

In realtà non mi andava proprio di parlare del confronto tra Fini e Bersani sui rispettivi valori tradizionali a "Vieni via con me", soprattutto perchè la visione di Fabio Fazio per oltre cinque minuti mi fa l'effetto che la mela avvelenata fa a Biancaneve: un catatonico deliquio, ma senza nani operosi a cantare nei dintorni. Poi però ho letto la dichiarazione di Gasparri che ha definito l'intervento di Fini "un tema da quinta elementare" e mi sono detto: che idea fantastica! Mi trasformo in una maestrina degli anni '60 e il gioco è fatto.

Fini Gianfranco: l’alunno presenta la sua relazione con precisione, facendo riferimento ai valori della tradizione di appartenenza. Primo fra tutti il passato, già presente nell’incipit: “per la destra è bello nonostante tutto essere italiani”, per poi citare l’esercito, ma anche il volontariato, le imprese, ma anche le famiglie. Lo studente tratta poi le sfide del futuro che, per essere vinte, hanno bisogno di “istituzioni politiche autorevoli rispettate giuste”. E quindi conclude sui temi dell’uguaglianza, da intendere come “uguaglianza delle opportunità”, e della fiducia nel futuro. 
L’alunno dimostra spiccata padronanza dell’oratoria: il suo discorso ha un inizio netto che volge al passato e una conclusione chiara che guarda al futuro. L’uso della voce è accorto: ferma e solida, ma capace di variazioni che consentono di sottolineare i passaggi più incisivi. Lo sguardo però è di tipo comiziale: è rivolto costantemente alla classe, sia a destra che a sinistra, ma mai al centro dove siede la sola persona il cui giudizio conti qualcosa. Lo studente è interessato alla prosecuzione degli studi, si suggerisce l’indirizzo umanistico. 6+


Bersani Pierluigi: lo studente pare evidentemente non a proprio agio in classe, già prima di prendere la parola mostra nervosismo toccandosi gli occhiali come a cercare conforto. I contenuti lasciano piuttosto perplessi. L’incipit pare contorto: “la sinistra è l’idea che se guardi il mondo con gli occhi dei più deboli puoi fare davvero un mondo migliore per tutti”. Frase poco efficace, dalla quale si evince una visione un pò infantile della realtà: i deboli non sono mica tutti buoni . 
Il discorso appare slegato e sfilacciato, manca della benchè minima continuità e sembra quindi un raccordo di pensieri confusamente messi assieme: si va dalla Costituzione all’economia, dall’evasione alla salute, dalla donna all'ambiente, attraverso balzi logici non spiegati. Lo studente, al termine della prova, sostiene che i suoi appunti sono stati mischiati per dispetto dal piccolo Renzi dell’attiguo asilo.
La conclusione pare un’ammissione di colpa: “qui finisce il mio tempo ma non il mio elenco”, come a volersi giustificare del fatto che la relazione possa apparire incompiuta.
Lo studente dimostra scarsa sicurezza cercando sempre rifugio nei propri fogli: guarda di rado la classe e mai la maestra. L’alunno pare intenzionato a proseguire gli studi, si suggerisce la scuola di avviamento al lavoro. 4 

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