6 novembre 2010

Italia Anno Zero

Belpietro ormai parla al passato, con struggente senso di nostalgia:
al netto dei suoi eccessi e dei suoi errori, Berlusconi è stato l’unico politico che negli ultimi 40 anni è riuscito a organizzare un fronte unico dei moderati, a dar loro voglia di rovesciare il conformismo di sinistra, contestando lo strapotere della magistratura e delle redazioni rosse”. 
Da evidenziare come la destra italiana persista nel descrivere un mondo pre-Silvio che non è mai esistito: il dominio progressista non c'è mai stato, nè in politica (il PCI non ha mai governato nel pre Tangentopoli), nè sui media (un tempo dominati dalla FIAT, nella carta stampata, e dalla DC, nella TV pubblica) nè nella magistratura (cui si accede, grazie alla Costituzione, per concorso, il che rende impossibile un monopolio ideologico). 

L'Italia pre-Silvio era un paese molto più normale di quanto non lo sia adesso. Non era un paese perfetto, tutt'altro: vi era un gap non indifferente a nostro sfavore rispetto agli altri paesi europei, c'erano enormi deficienze strutturali nel funzioamento della PA, nell'astrusa fiscalità, nel rigido mercato del lavoro, nell'arretratezza delle infrastrutture e nei ritardi storici del Mezzogiorno.
I problemi dopo 10 anni di Berlusconismo (abbuono il biennio 94-96 perchè sono generoso quasi quanto il Premier) sono rimasti intatti, perfettamente cristallizzati come in un esperimento di laboratorio. In compenso altre cose sono cambiate: il divario tra ricchi e poveri si è accresciuto, il gap economico con gli altri paesi è aumentato dopo un decennio a crescita quasi zero, la qualità della scuola e dell'università pubblica è crollata verticalmente, si è smarrito l'ABC dell'etica pubblica e del decoro. Ma non solo, forse la conseguenza peggiore è che pezzi di Nazione si guardano in cagnesco incapaci di dialogare tra loro avendo perso il rispetto basilare per una convivenza civile: Nord contro Sud, lavoratori dipendenti contro liberi professionisti, berluscones contro comunisti, veline contro ricercatrici, furbi contro onesti, lavoratori privati contro dipendenti pubblici.

Il senso di comunità è saltato, la coesione sociale è andata in pezzi, la virtù laica della solidarietà è diventata oggetto di scherno. Questo risultato non è ascrivibile al solo Silvio Berlusconi, ma lui ha la grave colpa storica di non aver fatto nulla per arrestare queste dinamiche in atto nella società ed anzi ha continuamente vellicato, per un tornaconto elettorale, gli istinti peggiori di una società sfaldata e impaurita, accentuando le divisioni esistenti e rifiutando un vero confronto che non fosse basato sulle logiche padronali cui è abituato per la sua storia personale, ma che nulla hanno da spartire con l’essenza della politica che è la massima forma di mediazione. 
Quando il sole sarà tramontato definitivamente su quell'esperienza storica che è il berlusconismo, noi tutti ci ritroveremo spaesati e atterriti tra le macerie sociali dei suoi risultati, come il bambino senza futuro di Germania Anno Zero. 


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