14 febbraio 2011

Il Cinefilo

Lo smutandato Giuliano Ferrara in questa intensa settimana offre diversi spunti di riflessione. Riesumato dal sarcofago dorato del Foglio, giornale che non ho mai visto nella realtà (avete mai visto qualcuno al parco sfogliare sotto il sole il giornale diretto da Ferrara?), l’ex per eccellenza (ex comunista, ex craxiano, ex CIA, ex star della trash tv, ex ministro, ex fondamentalista cattolico) è tornato al centro del dibattito politico nazionale chiamato da Berlusconi per un tentativo di disperata comunicazione d’emergenza in cui egli è maestro: buttarla in caciara, inserendo nello schiamazzo dotte citazioni, tanto per far sembrare la gazzarra di classe.

Il paradosso di Heidegger
sulle cazzate
L'apertura è aggressiva come si conviene ad uno spericolato scacchista ed è  l’intervento fiume in diretta al TG1: quasi 6 minuti di soliloquio, un tempo televisivo che equivale a 4 pagine di editoriale cartaceo soporifero, a base di sofismi anti intellettuali contro i “professoroni”, attacchi al sedicente neo-puritanesimo, citazioni di Cromwell e Kant. Ecco, appunto: buttarla in caciara, elevare una cortina fumogena che confonde e rimescola le acque, ma fatto in modo (apparentemente) dotto, in base al principio per cui se scappa una cazzata basta attribuirla ad Heidegger per fare in modo che suoni convincente. Dice Ferrara che i peccati vanno detti al confenssore, “ma non è possibile trasformare i peccati e i vizi in reati”. Cosa che nessuno sta facendo: i magistrati indagano su fatti specifici (la telefonata in Questura per cui si ipotizza la concussione e il rapporto sessuale con una minorenne per cui si ipotizza la prostituzione minorile). 
La cosa che mi colpisce del giornalista, che ha un ego pari solo a quello di D’Alema, è il risentimento che nutre da sempre nei confronti del giornale Repubblica, cosa che mi fa sospettare che la guida di quel giornale sia il desiderio latente che lo angustia da una vita, come l’uomo che viene respinto dalla donna dei propri sogni e ne diventa per ripicca il più triviale dei detrattori (ma chi quella? Ma quella è una troia!). Al TG1 il direttore del Foglio ha addirittura lanciato una guanto di sfida contro il fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari dicendo che gli piacerebbe confrontarsi con lui perché “se uno è un liberal come loro dicono di essere deve amare il contraddittorio e il confronto”. Affermazione dalla doppia lama pericolosa, visto che se è vero, come è vero, che il confronto, soprattutto televisivo, è il sale delle moderne democrazie, sarebbe opportuno che lo spin doctor al momento alla guida della plancia di comunicazione del Premier, ricordasse al suo assistito il medesimo principio: Berlusconi rifiuta un confronto elettorale sin dal 2006 (contro Prodi), evitandolo sempre quando in vantaggio nei sondaggi (2001 vs Rutelli e 2008 vs Veltroni).

Il giorno dopo sul Foglio esce un’intervista al Premier fatta dallo stesso Ferrara…letteralmente: sia nella forma (non c’è il grassetto che per convenzione separa intervistatore e intervistato) che nella sostanza (le frasi dell’uno e dell’altro sono perfettamente intercambiabili) non vi è distinzione di ruolo, quindi l’intervista non è tale, è più che altro uno sdoppiamento di Ferrara che si pone le domande e si da le risposte alla Marzullo (prodigi della comunicazione politica terzomondista di questo paese).  Un passaggio della parole di Ferrara (che interpreta il Premier) mi ha colpito: in una democrazia il giudice di ultima istanza, quando si tratta di decidere chi governa, è il popolo elettore e con esso il Parlamento, che sono i soli titolari della sovranità politica”. Se avessi il senso di ragno come il fortunato Peter Parker (saltare tra i grattacieli e scopare MJ non denotano mala sorte) avrebbe tintinnato con forza. Questa frase mi ricorda qualcosa…hummm…ecco! Nella famosa scena finale del (mediocre) Caimano, Nanni Moretti mette in bocca al Premier la frase “in una democrazia liberale chi governa può essere giudicato solo dai suoi pari e cioè dagli eletti dal popolo” (potete vederla qui a 5’50’’).

Siamo ormai finiti dentro un film?
Si, direi che siamo sempre più in zona Viale del tramonto.

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