11 marzo 2011

TG Nonno

Che il controllo della TV sia assolutamente ininfluente nelle moderne democrazie è una balla colossale, di quelle che non oserebbero proferire nemmeno i portavoce più disponibili alla prostituzione intellettuale. Certo esistono altri mezzi di comunicazione, ma questi sono ad appannaggio principalmente delle fascie anagrafiche più giovani, e questo è un paese vecchio, sia dentro che fuori.

Qui sta il cuore del problema e un recente studio lo dimostra in maniera evidente. Il cuore della società italiana, anziano e residente in provincia, si abbevera alla fonte informativa della TV: l’età media del telespettatore del TG1 (il programma di news più seguito nel nostro paese con uno share medio del 25%) è di 59 anni (la stessa del TG3), il TG4 arriva a 57 anni (strano, avrei detto 97), il TG5 ha una media di 50 anni, poco meno il TG2.

In Italia l’80% della popolazione basa la propria conoscenza su ciò che accade nel mondo sull’informazione televisiva e chi controlla questa ha il vantaggio totale nel match della comunicazione politica. Controllare la TV significa controllare il presente, ma soprattutto il passato: il compito dell’informazione è quello di analizzare, mettendo a confronto ciò che si fa oggi con ciò che si è detto ieri, comparare le promesse elettorali (passate) con la loro realizzazione (presente), commisurare i risultati raggiunti con quelli per cui si è preso impegno. Il controllo TV permette di evidenziare gli obiettivi centrati ed ignorare quelli falliti ovvero modificare in corso d'opera le promesse fatte. Insomma, permette di nascondere in cantina il “milione di posti di lavoro”, spazzare sotto il tappeto il miraggio del “meno tasse per tutti”, occultare in soffitta la cancellazione dell’“odiosa” IRAP, imboscare nella fureria della vita pubblica il dimezzamento della disoccupazione, non trasmettere il baciamano a Gheddafi quando questo bombarda i suoi concittadini.
Nonostante la web revolution degli ultimi 10 anni la TV è ancora la zona nevralgica del campo, la parte centrale della scacchiera, il luogo della battaglia decisiva. E questo spiega il perché del fastidio per le trasmissioni invise e l’attivismo per crearne di filo-governative in una fase in cui gli indici di gradimento del Premier sono ai minimi. Sostituire al più presto la verità fattuale con la verità della TV. Sradicare il declino italiano con il migliore dei mondi possibili.
Mancano 24 mesi alle elezioni politiche (forse meno): bisogna potenziare le armi di distrazione di massa.


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