17 dicembre 2010

King, Sordatino e Assange

Assange non si capacita
di aver sbagliato la Tris

Qualche giorno fa prevedevo che Julian Assange sarebbe stato eletto uomo dell’anno da Time. Siccome sono onesto intellettualmente, ammetto la sconfitta in quanto la rivista americana, un po’ a sorpresa ha indicato in Mark Zuckerberg l’uomo più importante del 2010 per “aver connesso più di mezzo miliardo di persone, mappando le relazioni sociali tra loro, per aver creato un nuovo sistema per lo scambio delle informazioni e per aver cambiato il modo in cui viviamo le nostre vite”.

A parte la solennità un po’ eccessiva della motivazione, la rivista ha messo il creatore di Wikileaks tra i “piazzati” (runners-up) insieme a Hamid Karzai (declinante presidente afgano), i minatori cileni (pronti per i reality show di mezzo mondo) e i Tea Party (movimenti della destra radicale, prossimante anche sui nostri schermi a guida Santanchè). Un piazzato come un King o un Soldatino o un D’Artagnan qualsiasi.

La scelta pare alquanto opinabile e infatti gli stessi lettori della rivista, in un sondaggio sul sito di Time, si erano espressi massicciamente in favore dell’uomo di comunicazione che ha creato il maggior terremoto mediatico e diplomatico degli ultimi anni. Inoltre non si vede come Zuckerberg possa aver avuto un impatto cosi forte nel mondo reale e virtuale dato che il suo Facebook non è esploso quest’anno, ma già da qualche tempo e che tutt'al più quest'anno si è consolidato. Forse la scelta può essere spiegata con la dietrologia dato che alcuni sospettano (è il caso del seguitissimo Huffington Post) che la redazione del Time possa aver subito delle pressioni da parte dell’amministrazione americana che in questo periodo inizia a soffiare vapore dalle orecchie ogni volta che sente nominare l’australiano. Anche perché il governo USA avrebbe una gran voglia di mettere le mani su Assange per poterlo processare per spionaggio ben sapendo di rischiare un clamoroso buco dell’acqua visto che c’è una secolare giurisprudenza della Corte Suprema molto favorevole alla più assoluta libertà di stampa e molto poco incline a dare protezione a qualunque forma di segretezza statale.

Stalin sul palco
mentre ritira il premio di Time
Insomma Time ha preso una bella toppa perché, per quanto riguarda il 2010, non c’è paragone tra la potenza politico-mediatica espressa da Assange e quella di Zuckerberg. Ma non è la peggiore cantonata della rivista nella sua storia: Joseph "Peppone" Stalin fu insignito del titolo per due volte e per motivi praticamente opposti. Nel 1939 vinse subito dopo lo scellerato patto di non aggressione Ribentrop-Molotov tra URSS e Reich. Solo 3 anni dopo vinse di nuovo nel bel mezzo della sanguinosa difesa di Stalingrado, le cui premesse erano state gettate proprio nel suddetto accordo rimasto lettera morta. 

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