Anche oggi Feltri si è dilettato con il caso Ruby Rubacuori (pseudonimo fantastico, degno di un'abitante di Paperopoli, magari la nipotina ribelle di Paperina...e non di Mubarak), tra le solite difese d'ufficio e i sofismi contro la coltre di fumo sollevata dalle sbandate opposizioni, il Direttore dice una grande verità che testimonia come lui, più di tanti chiccosissimi commentatori con casa a Capalbio e con l'etica nel taschino quando parlano di SB, abbia compreso l'imperante mentalità degli italiani del terzo millennio. Scrive Feltri con drammatica, ma lucida semplicità: "gli italiani si dividono in due categorie contrapposte: i berlusconiani e gli anti-berlusconiani. Sono gruppi di ultrà che si detestano l'un l'altro, talvolta si odiano, non dialogano, considerandosi reciprocamente indegni".
E proprio qui sta il cuore del problema italiano: abbiamo tutti quanti perso la logica in questo Vietnam senza fine, abbiamo smarrito la capacità del confronto in questo napalm mediatico che ci annebbia la vista, siamo inebriati dal sangue nemico in questo continuo corpo a corpo con chi la vede diversamente da noi, nei bar, nei luoghi di lavoro, nelle palestre, nei salotti di amici. Siamo in quella che argutamente Daniele Luttazzi ha definito La guerra civile fredda, cioè uno stato conflittuale perenne, ma a bassa intensità, con grida ma senza sangue, con astio ma senza morti, con accuse ma senza colpe.
Mi sembra di vedere una battaglia settecentesca, come quella rappresentata con eleganza da Kubrick in Barry Lyndon, in cui gli eserciti si confrontano per ore a debita distanza, cantano i loro inni, suonano le loro marce, espongono i loro vessilli e fanno mostra delle loro linde uniformi, senza che nulla di bellico avvenga. Ma questa esibizione marziale, che entusiasma gli animi irrazionali dei tifosi, sta bloccando il paese da più di 15 anni. Il mondo va avanti, mentre noi giochiamo come bambini feroci con i nostri soldatini.
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