Spesso vedendo distrattamente la TV mi capita di essere preso d’assalto dai tank della comunicazione berlusconiana: Cicchitto, Gasparri, Bonaiuti e Capezzone (e stendo un velo pietoso sulla numerosa schiera di portavoce ufficiosi) che guardando dritti in camera con sguardi scontrosi (Cicchitto), acquosi (Gasparri), bonari (Bonaiuti) o cupi (Capezzone), mentre il giornalista di turno svolge la fondamentale funzione di sostegno al microfono, mi dicono che l’Italia sta meglio degli altri paesi europei perché la crisi è stata gestita con polso fermo da quel dono del Signore che è Berlusconi e dall’abilità col pallottoliere di Tremonti. Qualcuno ogni tanto viene preso da un minimo di crisi di coscienza e ammette che la Germania sta leggermente meglio di noi. Ma tutti danno il loro meglio quando si tratta di mettere a confronto il Belpaese, magistralmente protetto dai talenti dell’Unto, con la Spagna la cui politica spregiudicata e sinistrosa ha portato il paese allo sfascio con un disoccupazione oltre il 20%.
Vero, la Spagna ha una disoccupazione ben superiore alla nostra che, secondo i dati di BankItalia è dell’11%, ma va anche detto che i disoccupati spagnoli godono per qualche tempo (in alcuni casi fino a 2 anni) di una protezione sociale (il sussidio di disoccupazione) che noi ci sogniamo (soprattutto se disoccupati provenienti da lavori precari, quindi esclusi dalla cassa integrazione).
Però negli ultimi giorni mi sono imbattuto in qualche dato che mi ha dato da pensare sul confronto tra i due paesi. Fischio d’inizio.
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