Scalfari ottimista e pessimista |
Seguo da anni le osservazioni domenicali di Eugenio Scalfari e ormai sono quasi sempre in disaccordo con lui, ma la lettura prosegue, forse perché con l’età sto diventando abitudinario. Ciò che mi stupisce nei commenti del fondatore di Repubblica è il suo oscillare tra una lettura della realtà con il miope ottimismo di Pangloss (questo è il migliore dei mondi possibili) e il pessimismo leopardiano con cui tratteggia previsioni nefaste che nemmeno una Cassandra di cattivo umore avrebbe osato proferire.
Quest’ultima domenica ho notato che il pendolo scalfariano è tornato sul lato roseo della vita: “Berlusconi possiede l'indubbia e perversa capacità di aver evocato gli istinti peggiori del paese. I vizi latenti sono emersi in superficie ed hanno inquinato l'intera società nazionale ricacciando nel fondo la nostra parte migliore… il cortocircuito che questa situazione ha determinato nel carattere di una certa Italia ha fatto sì che Berlusconi esibisca i propri vizi, la propria ricchezza, la sistematica violazione delle regole istituzionali e perfino del buongusto e della buona educazione come altrettanti pregi”.
Da tempo assisto ad una sorprendente inversione logica che attribuisce a SB il potere di aver peggiorato la società italiana attraverso i suoi media prima e il suo esempio istituzionale dopo. Temo che sia una visione ottimistica e semplificatoria che si traduce nel sintetico slogan: Berlusconi è la causa dei problemi italiani. Da cui si evince che superata la fase arcoriana il Paese tornerà ad essere sano e bello come un tempo.
Temo non sia cosi: è il paese ad essere avviato da tempo verso una spirale di decadenza economica e morale, è un bel pezzo di società ad essersi ripiegata nell’egoismo individuale e localistico, è una larga fetta di popolazione che si crogiola nell’essere provinciale e arretrata nell'ottusa convinzione che siano peculiarità positive. Tanti italiani per timore del nuovo mondo globalizzato tentano di sbarrare porte e finistre difronte a tutto ciò che è nuovo e incomprensibile, dalla società multietnica all’era dell’informazione, dalla politica post-ideologica alla convivenza multi-culturale.
In questa visione Berlusconi non è la causa della crisi del paese bensì ne è solo l’effetto più visibile e tragi-comico. Ma rimosso lui i nostri problemi rimarranno gli stessi.
E’ il Paese che va a puttane, non il Premier.
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