Anche grazie alle preghiere del pio Bondi, Berlusconi porta a casa la fiducia e la sinistra, in compagnia per la prima volta del centro di Casini e del progetto di nuova destra di Fini, incamera l’ennesima sconfitta. Sono talmente abituati a celebrare gli eventi nefasti che potrebbero mettersi in affari nel settore delle pompe funebri, un business che per definizione non muore mai…e che permette di lavorare (e fatturare) in nero.
Sotto il profilo politico effettivamente quella registrata qualche giorno fa è una sconfitta: per l’ennesima volta un ceto politico che definire mediocre significherebbe fargli un complimento irrealistico, ha venduto la pelle del caimano prima del tempo…e senza nemmeno trovare un accordo su che modello di stivali farci. Altresì sotto il profilo etico (e forse anche estetico) la vittoria dell’eterno arcoriano avrà conseguenze sulla putrefazione del sistema istituzionale, che non ha mai brillato, nemmeno prima della leggendaria discesa in campo, per trasparenza e onestà.
Ma sotto il profilo storico la vittoria sul filo di lana di SB ha, a mio avviso, una valenza positiva. Con il tentativo di sfiducia alla Camera si è offerto all’Egocrate una via d’uscita pacifica e pulita dalla palude della vita pubblica italiana. Se Papi avesse avuto una visione storica, l’avrebbe afferrata al volo, ma egli l’ha snobbata accecato dalla sua brama di potere. Mentre oggi il PdL e il suo domine festeggiano, non si rendono conto che hanno appena buttato alle ortiche un’offerta munifica che le miopi opposizioni gli avevano offerto su un piatto d’argento. Un exit strategy finemente confezionata che lo avrebbe fatto ricordare come il leader che era stato in grado di tenere a galla l’Italia prima che la tempesta la travolgesse. E questo esito sarebbe stato sommamente ingiusto perché avrebbe consentito alla figura storica di Berlusconi una possibile rilettura positiva che proprio non merita.
Il timoniere è ancora lui, per quanto con una maggioranza assai risicata, e si appresta lui, con il suo fedele equipaggio, ad entrare nel Maelstrom del biennio 2011-12. Nei prossimi due anni la crisi continuerà a farsi sentire in tutto l’occidente e i paesi deboli o che non hanno fatto le scelte che sarebbero state necessarie per tempo saranno esposti più degli altri alle turbolenze. Nel 2011, secondo le recenti stime della Commissione Europea, la crescita economica dovrebbe essere la stessa dell’anno in corso (+1,1%), cioè una crescita che ancora una volta non sarà in grado di creare nuova occupazione e che sarà ben al di sotto della media dell’area Euro (prevista a +1.7%). Tanto per fare un esempio dei paesi che, secondo la propaganda televisiva, stanno peggio di noi: la Francia nel 2011 dovrebbe crescere dell’1,6%, il Belgio dell’1,8%, UK e Germania addirittura sopra il 2%.
Purtroppo della Svezia abbiamo solo la pressione fiscale |
Si entra in questo biennio non facile con lo zainetto bello carico: a ottobre il debito pubblico ha raggiunto il record di 1.867 Mld € cioè il 118% del Pil. Tempo una manciata di mesi e potremo festeggiare, tutti invitati in una residenza a piacere del Premier, quota 120%. E sarà quindi interessante vedere cosa accadrà nel primo semestre del prossimo anno quando andranno in scadenza titoli pubblici italiani per 73 Mld € (tutti gli altri Pigs messi assieme, Portogallo, Spagna e Irlanda, arrivano a 25 Mld €). E siccome non vogliamo farci mancare nulla per poter stappare lo spumante come si conviene alle nostre tradizioni, ecco che la pressione fiscale è in crescita: nel 2009 (ultimo dato disponibile) se n’è andato in tasse il 43,5% del Pil, ormai siamo a livelli scandinavi (in Svezia è al 46,4%), ma con un clima migliore, anche se con servizi di qualità leggerissimamente inferiore (per non parlare della carenza di bionde naturali che attanaglia il paese e le feste a Villa Certosa).
Il prossimo biennio sarà molto complicato sotto il profilo economico e i nostri creditori (il 70% del nostro debito pubblico è in mani straniere, in prevalenza francesi e tedeschi) inizieranno a esercitare una certa pressione sulle nostre palle. Sarà il momento delle scelte difficili, quelle che l’uomo che vive di sondaggi quotidiani e che è del tutto accecato dal desiderio di rimanere in sella non ha mai avuto il coraggio di fare. Quallo sarà il momento in cui il berlusconismo cadrà come merita in prospettiva storica: rovinosamente. Un'epica e dolorosa disfatta per lui, che nel baratro ci ha portati, e per il paese, che incantato dal sogno, ci si è fatto portare.
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